Ancor mi manca il tempo
per ripensare
a questa lunga corsa nella vita.
Con nostalgia ricordo
il bello che ho vissuto
e guardo, con la identica
ed ingorda passione
dei miei vent’anni,
il bello che vivrò
d’ora in avanti.
Il male ed il brutto
che ho avuto in sorte
sono deposti senza sofferenza
in fondo al mio cassetto,
chiuso, della memoria;
carta abrasiva e fuoco
sono stati,
atti a temprare
la volontà e a donarmi
il senso
di un’intima vissuta umanità.
E manca ancora il tempo
per coltivare
il talento, di cui parla il vangelo,
datomi per creare
con il pensiero e con le svelte mani.
Poche
sono le ore che ci assegna il giorno
e troppe
ne ho regalate ad altri,
e per fortuna
che una ancestrale
biblica conoscenza
della natura umana
mi dà serenità nel non cercare
in tutti loro la riconoscenza.
Da tanti ho preso,
senza farmi notare,
tutto quel che ho potuto;
ricco oppure tapino,
buono oppure meschino,
a tutti ho un po’ rubato qualche cosa
per costruire il mio caleidoscopio
di personalità.
Tu che mi hai dato
senza richiesta uno spontaneo aiuto,
morale e materiale,
e da me non hai avuto
quello che meritavi
sappi che sei il rammarico profondo
che amareggia il mio cuore.
E a chi mi ha dato amore
voglio chiedere scusa
se, per pudore e per riservatezza,
non ho saputo dire apertamente
il vero amore che
tacitamente nel mio cuore ho dato.
E tu, amico,
vivrai bene per sempre
dentro il mio cuore russo,
e tu maestro
hai la venerazione
della ebraica coscienza
sull’origine della conoscenza.
E a Dio,
se è lui che a volte sparge il male
nei corpi umani,
dico che. se blasfemo
io contro il male da impudente lotto
fino alla fine,
è perché non accetto
mai questa ingiusta pena.
Orgoglio?
Peccato originale?
Se non voleva,
Lui che sa tutto, darmi allora poteva
altra testa, altre mani.
Ed oggi,
un bimbo e un vecchio, mano nella mano,
con eterno stupore per la vita
e con animo puro
vanno incontro al futuro.
22 febbraio 2010